CUB InformA – a cura della CUB di Pisa

Gli accordi del 2009 e la dinamica salariale

Gli accordi contrattuali del 2009 Accordo quadro del 22 gennaio 2009 sugli assetti contrattuali.pdf (camera.it) sono giudicati da settori del Governo e della parte datoriale troppo vantaggiosi per la forza lavoro.

 

Ma sono invece questi accordi ad avere determinato tempistiche e modalità nei rinnovi dei contratti nazionali particolarmente svantaggiosi, basti pensare che i contratti vengono mediamente siglati con 32 mensilità di ritardo compensati, si fa per dire, da una dozzina di euro al mese di vacanza contrattuale.

L’Istat prevede per il 2023 una perdita del potere di acquisto del 6,6%, se pensiamo che le piattaforme contrattuale di Cgil Cisl Uil partono da rivendicazioni più basse, fatti due conti ci accorgiamo di quanto avanzate e realistiche siano le richieste di aumenti non inferiori a 200 euro al mese che poi è la cifra ottenuta in Germania dopo settimane di scioperi. E in tutti i paesi dell’euro le indicazioni del Governo parlano di contenere gli aumenti contrattuali salvo poi scoprire che dopo scioperi e blocchi le concessioni ai sindacati locali sono stati ben altri.

In 40 anni i salari italiani hanno perso più potere di acquisto di ogni altro paese della Ue, l’idea che si possa recuperare dopo tre anni l’eventuale potere di acquisto perduto nella precedente tornata contrattuale è rimasta lettera morta, ad ogni tornata si perdono salario e diritti, poi ci sono le deroghe rispetto al ccnl che comportano altri danni.

Il codice Ipca è stato svantaggioso per il nostro potere di acquisto, era pensato a livello europeo per contenere le dinamiche salariali , in Italia con questo codice sono anche arrivate le deroghe al ccnl con scambi tra salario e accrescimento della produttività.

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