Il Megafono – Gli Arditi del Popolo

Rubrica settimanale a cura della redazione pisana di Lotta Continua

Focus della puntata: intervista a Silvio Antonini – Gli Arditi del Popolo

 

Abbiamo intervistato Silvio Antonini, storico e tra i curatori del libero autoprodotto che la redazione di Lotta Continua ha dedicato agli arditi del popolo a 100 anni dalla loro nascita.

Da uno scritto di Alberto Pantaloni, altro storico tra i curatori del testo, estrapoliamo alcuni concetti essenziali per inquadrare storicamente questa pagina storica troppo a lungo dimenticata dalla storiografia ufficiale,  ma che rappresentò la sola opposizione sul campo al fascismo e alla marcia su Roma , tanto che una organizzazione politica degli anni settanta, Lotta Continua , riprese i loro insegnamenti per attualizzare concetti e pratiche di lotta popolare ed antifascista.

La questione si riproporrà sia durante la Resistenza, dove il PCI avrà un atteggiamento molto diverso, sia ancor più nel biennio 1968-1969 e negli anni Settanta.

Non si tratta qui di contrapporre l’utopia soggettiva al realismo politico, ma di far dialogare il «pessimismo della ragione» con l’«ottimismo della volontà» (sempre citando Gramsci)

Quella degli Arditi del Popolo è una scelta fortemente soggettiva («unirsi, armarsi, organizzarsi», scrivono sul loro giornale a Parma), che arriva sicuramente fuori tempo massimo (d’altronde lo sciopero generale del 31 luglio 1922 è un fallimento totale), ma non per colpa degli Arditi.

L’attuazione di un «programma massimo» dipende in larga misura dall’esistenza di determinate condizioni:
1) il peggioramento delle condizioni materiali dei lavoratori e delle lavoratrici e dei segmenti sociali popolari, e l’aumento del loro attivismo politico;
2) una contraddizione lacerante fra settori della classe dominante;
3) la presenza di una forza politica rivoluzionaria in grado di dirigere e organizzare il movimento.

 

In assenza di queste condizioni, nessuna rivoluzione è possibile (e forse questo, brutalmente è il bilancio degli anni Settanta in Italia), ma solo avendo presente il «programma massimo» e gli interessi che con esso si vogliono affermare si può concretamente perseguire un «programma minimo», avendo l’abilità di cogliere e interpretare al meglio il fermento sociale.

 

Studiare gli arditi del popolo e diffonderne l’operato significa ripristinare una verità storica.